Carissimi fratelli,
questa Parola dell’Evangelo di Marco che ieri sera ho proclamato nella liturgia eucaristica a conclusione di un tempo in cui, insieme alla mia comunità parrocchiale, siamo stati impegnati per la preparazione e la celebrazione dei sacramenti delle Prime Comunioni e delle Cresime dei ragazzi e degli adolescenti, è scesa su tutti noi come una tenera carezza di Dio come lo sguardo di Gesù si era posato sui discepoli di ritorno dalla missione a cui li aveva inviati. Li aveva inviati con passo spedito e bagaglio leggero perché ogni uomo sperimentasse personalmente la delicata premura che Dio nutre verso ogni essere umano. Debbo riconoscere che la scelta di celebrazioni alquanto essenziali più che frutto della povertà, precarietà, mitezza e sobrietà che Gesù indica come stile dell’inviato sono state determinate soprattutto dalla particolare e complessa situazione in cui ci troviamo.
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