Lettera d’Avvento 2016, fratello responsabile

Carissimi fratelli,

adviento_2016_001non è questo il momento di fare discorsi, o di offrire brillanti idee: l’Avvento parla da se stesso; è il tempo per approfondire la nostra speranza. Gesù è vicino, l’annunciato dai profeti e l’atteso da un popolo disperato. L’avvento è la parola data al popolo dai profeti, la voce di Giovanni Battista, il messaggio della vita per gli uomini e donne che, in molte parti del mondo, hanno dato o stanno dando la propria vita per Gesù. Anche oggi è la voce di quanti lavorano per un mondo solidale e in armonia.

Ascoltiamo sempre la voce del portatore di buone notizie, dei cambiamenti che rendono questo mondo un luogo sacro per tutti: la Terra, con tutti gli esseri umani, con i propri diritti e libertà. La voce che ci trasmettono i più poveri che attendono una risposta ai loro problemi, adviento_2016_002gli esiliati per le guerre – immigranti forzati -, fino agli uomini e donne che sono nei campi dei rifugiati, negli ospedali, nelle case per anziani, nelle case di accoglienza… le persone che incontriamo con problemi psichici, la gente che ricorre a noi in cerca di una parola di consolazione: ascoltiamo la loro voce.

Asoltiamo la voce dalla Parola, l’impegno di Dio con il mondo. I testi di ogni domenica d’Avvento sono un richiamo ad approfondire i desideri di Dio, che continua ad infiammare i nostri cuori.

adviento_2016_003Ascoltiamo i fratelli e le sorelle della Famiglia di Carlo de FOUCAULD sparsi nel mondo celebrando in questi giorni il Centenario. Una gioia, un’altra buona notizia per la Chiesa e per coloro, senza considerarsi parte della chiesa, convivono con noi, condividono la nostra mensa, le nostre strade o la nostra amicizia: fratel Carlo è il maestro d’amicizia e di vicinato -missionario povero tra i poveri-. Il Centenario della sua Pasqua il prossimo 1 dicembre è il tempo per ringraziare il Signore per quest’uomo inquieto e cercatore della sua volontà. Il seme caduto in terra è germogliato e ha dato frutto: un frutto che rimane e continua a dare adviento_2016_004semi, è pura vita. Ognuno di noi, come fraternità sacerdotale, siamo chiamati a seminare non riti religiosi, ma la nostra vita di fratelli tra fratelli, tra la gente che accompagniamo e serviamo. L’universalità della sua testimonianza ci invita ad uscire dai nostri schemi prefabbricati e tornare a Nazaret: a tornare sempre al Vangelo come forma di vita, di pensiero e d’amore. La morte di Carlo de FOUCAULD è stata la rivelazione del suo amore a Gesù fino all’estremo, senza desiderarla, senza pianificare la propria fine; semplicemente è stato un morire per Dio e nel cammino di ricerca che mai cessò fino a questo momento, inviato agli ultimi, come missionario adviento_2016_005atipico.

Per la famiglia Carlo de FOUCAULD celebrare il Centenario in questo anno 2016 è ricordare il trionfo di Gesù sulla morte e condividere la gioia della risurrezione. Ci sentiamo immersi nella sua Pasqua, in questo Avvento in cui ascoltiamo anche la sua voce, che in qualsiasi idioma e nella diversità dei linguaggi si manifesta – quello della preghiera, quello della speranza, quello della pace, quello dell’umiltà…-, ci ricorda che siamo piccoli. La sua amicizia e identificazione con Gesù rafforza in noi questa identità /preghiera, deserto, ascolto econdivisione nella revisione di vita, lavorare per e con i poveri, la sua vita a Nazaret, essere fratello..)

adviento_2016_006Terminato l’Anno Giubilare della Misericordia, papa Francesco ci spinge a continuare nella costruzione di un mondo forte di fronte al male che danneggia il cuore umano con la Lettera Apostolica Misericordia et misera, spargendo pace, e ricordando dal suo titolo che da Gesù siamo perdonati dai nostri “adulteri” e infedeltà, a essere fratelli di tutti, seminatori di pace e gioia, comunicatori di perdono e di amore di Dio. Che ci sbagliamo e che siamo peccatori – tanto quanto la donna adultera in GV 8,1-11-, è evidente se adviento_2016_007ascoltiamo il nostro cuore e facciamo un buon esame di coscienza. Però non è il peccato, l’infedeltà e l’”adulterio” ciò che dobbiamo purificare per sentirci liberati dalla colpa: è più importante non tirare pietre, non giudicare e dedicare tutta l’energia per costruire il Regno e, come fraternità e gruppo di fratelli, mettere il nostro impegno alla luce del Vangelo e coinvolgerci per fare qualcosa di buono per aiutare gli altri.

adviento_2016_008Ricordando il nostro impegno come equipe internazionale della fraternità, come abbiamo scritto nella lettera di Kansas City, ricordo a tuitti l’importanza di realizzare il QUESTIONARIO dI Bangalore, inviato a tutti i responsabili e presente nella nostra pagina iesuscaritas.org E’ impegno di ogni fraternità preparare l’assemblea mondiale di gennaio 2019, con contributi a partire dalla vita per avere una buona base di lavoro, reale, senza teorie, che parli della nostra identità, della nostra missione come presbiteri diocesani, ai quali la testimonianza di fratel Carlo de FOUCAULD ha dato un senso e una luce come regalo di Dio, come manifestazione dell’amore del cuore generoso e sensibile di Gesù palpitante in ogni eucarestia che celebriamo, che palpita nel seno delle famiglie, dei malati, dei vecchi, dei poveri e degli oppressi. Vogliamo ascoltare a Bangalore il battito di ogni fratello e di ogni fraternità.

Vi invito ancora una volta a collaborare con la nostra pagina iesuscaritas.org che è lo strumento di comunicazione di tutte le fraternità. Inviatemi notizie, articoli, gioie….E’ anche importante comunicare gli eventi per l’AGENDA (retiri, incontri, Mese di Nazaret, esperienze interfamiliari o interreligiose…) Grazie.

In questo Avvento 2016, al termine dell’Anno Giubilare della Misericordia e del Centenario della Pasqua di fratel Carlo, Gesù ci benedica e ci riempia il cuore di gioia, pace e speranza.

adviento_2016_009Così ve lo desidero. Un gran abraccio fraterno e fiducioso.

Aurelio SANZ BAEZA, fratello responsabile

Perín, Cartagena, Murcia, Spagna, 27 noviembre 2016,
prima domenica d’Avvento

(Grazie, Mario, per la traduzione)

PDF: lettera-davvento-2016-fratello-responsabile-ital

L’immigrazione clandestina, Jacques GAILLOT

L’Europa è diventata il primo continente in arrivo di immigrati. Di fronte a un movimento senza precedenti dopo la seconda guerra mondiale.

Le tragedie umane si verificano nel Mediterraneo. Gli immigranti successivi singoli chiamare in paesi europei domanda politicamente e giuridicamente. Venti contrari creano un clima di ostilità nei confronti dell’immigrazione.

inmigracion-001Instabilità politica e guerre in Africa e in Medio Oriente rilasciato gli abitanti di questi stati per le strade dell’esilio. Diamo un’occhiata a ciò che è venuto a verificarsi in Siria e Libia!

L’essenza di questo esodo sud-nord attraverso il Mediterraneo attraverso i trafficanti di mafia.

Questi trafficanti diretti in Europa per decine di migliaia di immigrati in condizioni drammatiche, dopo aver estorto con somme di denaro che prendere in prestito tutta la famiglie.

Questi mercanti di schiavi dei tempi moderni non hanno il minimo scrupolo. Si accumulano di uomini, donne e bambini sui vasi inadatti, causando a volte essi stessi il naufragio.

Queste tragedie sono una grande sfida lanciata alla dignità umana e a quelli fondatori di valori dell’Unione Europea.

Le pareti della vergogna:

inmigracion-002Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, si è creduto che non sarebbe stato per vedere quel rilancio più pareti in Europa. Ma la mancanza di sicurezza e la strategia della paura fanno decidere pareti anti-immigrati, il filo spinato, muri della vergogna. Non proteggere gli immigrati, proteggere i confini.

Rafforzamento voluto dall’Unione europea per i mezzi di controllo non impedisce che ondate di immigrati continuano a venire in Europa. Ma a quale prezzo! I rischi sono ingrossati, reti dei trafficanti sono rinforzati, peggiora la situazione dell’uomo…

Paesi come Polonia e Ungheria richiamare la “sovranità nazionale”, ma la sovranità nazionale non può fare fronte ai problemi che riguardano in Europa come dell’immigrazione o del clima del pianeta. La recessione è un vicolo cieco. È un’illusione pensare che la sovranità nazionale può essere “da solo”. In Unione europea rende mancanza una sovranità “solidarietà”, dove ogni stato prende la sua parte di loro gli interessi europei e mondiali.

inmigracion-003Il futuro è nella solidarietà e nella fratellanza.

Nonostante questo contesto difficile e così poco di apertura, le iniziative mettere soprattutto l’umanità.

Così, ONG umanitarie sono dedicati al salvataggio dei rifugiati nel Mediterraneo.

Piccoli paesi che attraversano difficoltà politiche ed economiche sono mostrati solidarietà. Lo slancio di solidarietà del popolo greco è esemplare. L’enorme afflusso di profughi ospitato da Giordania e Libano dovrebbe mettere in discussione la politica di chiusura dell’Unione Europea.

Sono tornato dall’Albania, dove nella capitale, Tirana, hanno ospitato alcuni 3.000 iraniani che erano in pericolo di morte in Iraq, in un accampamento vicino a Baghdad. Grazie ad un’intensa attività diplomatica, che potrebbe essere rilasciati, per raggiungere l’Europa, ma la maggior parte dei paesi europei non ha voluto eseguire l’irrigazione di che li ospitano.

Per non disturbare il governo di Teheran, Albania li ha ricevuti degnamente, mettendo a loro disposizione necessaria per un facile inserimento.

inmigracion-004Germania è stato generoso per accogliere gli immigrati.

Il papa Francesco ha lanciato un appello ai cristiani ad aprire i loro cuori e le loro case per accogliere i rifugiati. Questa chiamata è stata ricevuta. Nella comunità dove sono io, abbiamo ricevuto per avviare un afgano da Kabul e un curdo da Mossul. I due, musulmani. Sua umanità, la sua grazia, il suo senso degli altri, hanno segnato la Comunità. I rifugiati sono una benedizione per coloro che li accolgono.

Sulla terra c’è un’importante responsabilità civica. Numerosi comuni sono impegnati in una politica di accoglienza e ospitalità a fronte di rifugiati. Molte reti di solidarietà dimostrano che la fraternità è possibile.

Il futuro non è la negazione o l’esclusione degli altri. Siamo tutti fratelli chiamati a costruire un mondo dove ognuno vive da altro.

jacques-gaillotJacques GAILLOT,
vescovo di Partenia.
fraternitá sacerdotale Iesus Caritas

PDF: limmigrazione-clandestina-jacques-gaillot-ital

LETTERA DA KANSAS CITY, EQUIPE INTERNAZIONALE

LETTERA DA KANSAS CITY
EQUIPE INTERNAZIONALE

FRATERNITA’ SACERDOTALE JESUS CARITAS
27 OTTOBRE 2016

Carissimi fratelli,

iniziamo il nostro incontro dell’equipe internazione con un particolare ricordo di Tony PHILPOT, che è stato nostro responsabile internazionale e i nostri fratelli morti Giuseppe COLAVERO e Hermann STEINERT.

Tutti i fratelli del mondo siete stati presenti nella nostra preghiera, nel nostro pensiero e nel nostro cuore.

kansas-2016-001Il primo tema è stato un rivisitazione della nostra vita: il vissuto della nostra vita dall’ultimo incontro di Perín, Spagna, in casa di Aurelio, sul metodo della revisione di vita.

Questi giorni a Kansas City sono stati molto arricchenti per gli incontri e per la convivenza con la gente delle tre parrocchie di Mark; i diversi gruppi di laici, religiosi e religiose; gli studenti di alcune scuole; la gente semplice di cui Mark e’ un buon pastore; un insieme multietnico e vario. Ciò ci ha riempito il cuore di umanità. L’aver vissuto con i piccoli ci ricorda che anche noi siamo piccoli. Grazie, Mark, per il gran lavoro di accoglienza e per facilitarci le cose.

kansas-2016-002Anche l’incontro con i fratelli degli Stati Uniti, riuniti per il Consiglio nazionale del 25 ottobre, a Kansas, e l’aver condiviso con Jerry, Joe, Greg, Ron, John y Bob la preghiera, l’eucarestia e la cena ci ha permesso di sentirci più vicini e amici. Siamo stati toccati anche dal dolore di Tom, fratello della fraternità e compagno di Mark, di 82 anni, assaltato e derubato mentre stava entrando in casa durante la nostra permanenza a Kansas City, e ora sta ricuperandosi nell’ospedale.

kansas-2016-003Il luogo dove stiamo lavorando: il Santuario di Hope, ci ha aiutato ad essere fraternità e a lavorare sui diversi temi in agenda. La casa ci ha permesso di vivere un clima di preghiera e di lavoro. La liturgia delle ore, l’adorazione, l’eucarestia e anche la mezza giornata di deserto per cui ci è stato possibile stare più vicini a Dio e a voi.

kansas-2016-004La finalità del nostro incontro era quello di sentire la temperatura della fraternità e studiare le diverse realtà nei continenti, con gli interrogativi che ci pongono il dialogo interculturale, interreligioso e le sfide come persone, come chiesa e come fraternità in un modo minacciato e attaccato dai fondamentalismi, dal terrorismo e dalle crisi politiche in molti paesi, la mancanza di risposte dei governi e l’aumento della politica populista: tutto ciò fà si che le nostre società siano sempre più chiuse e paurose con coloro che arrivano da fuori.

kansas-2016-005Tenendo conto delle due assemblee continentali di quest’anno, la prima Panamericana a Cuernavaca, Messico, e l’assemblea asiatica a Cebu, Filippine, e in vista della prossima assemblea europea in Polonia, luglio 2017, abbiamo accolto e studiato tutte le proposte fatte all’equipe internazionale, specialmente quelle relative allo sviluppo delle fraternità, le nostre personali come preti diocesani che si ispirano al carisma di Carlo di FOUCAULD,

approfondendo l’aspetto missionario e di uscita verso le periferie che fratel Carlo ci ha fatto vedere nell’ultima tappa della sua vita e prima della sua morte. Da tutte le riflessioni, studio, dialogo, ecc. possiamo dirvi che il tema della prossima Assemblea Mondiale di Bangalore, India, dal 15 al 30 gennaio 2019, sarà:

PRESBITERI DIOCESANI MISSIONARI ISPIRATI DALLA TESTIMONIANZA DI CARLO DI FOUCAULD

kansas-2016-006Abbiamo preparato un questionario che sarà inviato ai responsabili regionali delle fraternità del mondo e pubblicato nella nostra pagina iesuscaritas.org, per essere lavorato nelle fraternità locali. Abbiamo accolto e considerato le proposte dell’Assemblea Panamericana, che ci ha aiutato in tutto questo lavoro.

kansas-2016-007Crediamo che Carlo de Foucauld sia stato incastrato in un modello monastico e ci preoccupa l’identità del suo carisma per il nostro essere preti diocesani. Per questo vogliamo ricuperare un identità con il suo spirito missionario, contemplativo e uomo di strada, con i mussulmani, nel suo caso, e con le persone con le quali ha vissuto il suo Nazaret. Questa riflessione ci offre la pista per dare risposte alla chiamata di essere missionari (nel contesto di una chiesa in missione, di una chiesa samaritana, che scende dall’asino per aiutare ed attendere i più bisognosi, in un mondo ferito, in una umanità abbandonata, a gente senza speranza) e nella linea delle intuizioni di fratel Carlo, nel dialogo e nell’incontro con le altre religioni, culture e società.

Sentiamo il bisogno di creare un Direttorio per il Mese di Nazaret che aiuti a un migliore sviluppo e alla vita delle fraternità. Per questo,abbiamo chiesto la collaborazione di tre fratelli che hanno accettato: si riuniranno formando una piccola comunità a febbraio 2017, in Spagna: Manuel POZO (Spagna), Fernando TAPIA (Cile, e responsabile continentale d’america) e Jean Michel BORTHEIRIE (Francia). Li ringraziamo per questo servizio alla fraternità. Il documento devrà essere approvato nell’Assemblea Mondiale di Bangalore. E’ necessario ricuperare materiale con esperienze concrete, alcune già esposte nell’assemblea ultima di Poissy.

kansas-2016-008Ci è giunto l’eco di diversi eventi nel mondo per il Centenario della Pasqua di fratel Carlo, nelle fraternità locali, nei paesi, e in comunione con la Famiglia di Carlo di FOUCAULD -laici, religiosi, comunità…- Ciò ci riempie di gioia e pace. Anche la nomina di due membri della fraternità sacerdotale asiatica a Cardinali da parte di papa Francesco, Myanmar y Malasia, ci rallegra e ci fortifica.

Mark ci ha presentato il bilancio economico della fraternità mondiale.

Grazie alle fraternità che aiutano economicamente ogni anno. Sollecitiamo anche le fraternità che non lo hanno fatto a fare uno sforzo per mantenere tra tutti ciò che è di tutti, pur in modo di testimonianza. Grazie. Fin d’ora dobbiamo risparmiare per la prossima Assemblea dell’India. India.

La prossima riunione dell’equipe internazionale sarà a Bangalore, gennaio 2018, per preparare, concretizzare e prendere visione del luogo, un anno prima dell’Assemblea Mondiale, e fare in modo che all’assemblea siano presenti tutti i contributi dei fratelli, per proporre e organizzare attività concrete, riflessioni e conclusioni a cui si giungerà.

kansas-2016-009Vogliamo anche dirvi che nel momento presente, con le sue grandi sfide e interrogativi, con situazioni che spesso ci sfuggono dalla mano e quelle che possiamo affrontare; nella Chiesa di oggi con Papa Francesco in testa come pastore e uomo di Dio, con pastorali e spiritualità tanto diverse, perfino antagoniste, Carlo di FOUCAULD, con la sua Famiglia di fraternità, con la nostra stessa vita, ha molto da dirci e offrirci, con il suo messaggio d’incontro tra le persone e società diverse, con la sua chiamata missionaria ad essere presenza di Gesù, senza paura, senza riserve, senza evadere dalle responsabilità, e con una fiducia infinita.

Per tutto questo, abbiamo fiducia in voi, nei vostri cuori grandi e vi inviamo un abbraccio sincero e fraterno.

kansas-2016-010Emmanuel, Jean François, Félix, Mark, Mauricio e Aurelio
Sanctuary of Hope, Kansas City K., Stati Uniti, 27 ottobre 2016.

PDF: lettera-da-kansas-city-27-ottobre-2016-ital

Preti profetici, Jacques GAILLOT

Aurelio, il nostro responsabile internazionale, è venuto a trovarmi a Parigi in modo molto fraterno. Mi ha chiesto di condividere ciò che desidererei dire ai sacerdoti delle fraternità. Condividere con voi su ciò che è il vostro ministero e la vostra vita.

Ma parlare di preti, significa parlare dell’Uomo, di coloro ai quali siamo inviati. Non siamo forse a servizio di un popolo?

Una sera, prendendo la metropolitana in un’ora di punta, mi trovavo in piedi, stretto da ogni parte e nell’impossibilità di trovare un punto di appiglio con la mano. Secondo i movimenti del metrò, mi appoggiavo sugli uni e sugli altri. Qualcuno mi aveva individuato e sorrideva della mia situazione precaria. Poiché siamo scesi alla stessa stazione, non ho potuto fare a meno di dirgli: «Vedete, ciò che fa tenere in piedi un vescovo, è la gente!».

1- Partire dall’umano

gaillot-01Seguaci di P. de Foucauld, siamo segnati dalla spiritualità di Nazareth: uno stile di vita semplice, povero, immersi nella vita ordinaria della gente. Gesù, uomo di Nazareth, ha vissuto molteplici esperienze attraverso il suo lavoro, le ingiustizie del suo tempo, i suoi legami tessuti con i poveri, la sua presenza nelle famiglie, condividendo le loro gioie e le loro pene, la sua preghiera al Padre nella solitudine. Il Suo cuore, plasmato da tutti questi incontri, bruciava del fuoco dell’amore per il suo popolo. Questa lenta maturazione lo preparava alla sua missione profetica che inaugurerà in modo sorprendente alla sinagoga di Nazareth. Era giunta la sua ora.

«Lo Spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione.
Mi ha inviato a portare la Buona Notizia ai poveri,
annunciare ai prigionieri la liberazione,
e ai ciechi che ritroveranno la vista,
rimettere in libertà gli oppressi,
annunciare un anno di grazia accordato dal Signore» Lc 4,18-19

Tutta la vita pubblica di Gesù sarà l’attuazione di questa predicazione di Nazareth.

Non è un discorso religioso che parla della legge: È un discorso che parla solo della persona umana.

Non è un discorso su Dio, è un discorso sull’Uomo.

Non è un discorso di restaurazione, è un grande messaggio di liberazione che cambia la vita.

Che discorso stupefacente!

La spiritualità di Nazareth non può fare a meno di una tale proclamazione.

In essa troviamo il soffio della dimensione profetica del nostro ministero e della nostra vita di sacerdoti.

Succede, come forse anche a voi, che delle persone mi dicano: «Io non vado più in chiesa» oppure «Da tempo non pratico più!».

Per queste persone, è chiaro che si tratta della pratica religiosa. Ma la pratica fondamentale del Vangelo, è quella della giustizia e dell’amore che dobbiamo dare al prossimo.

Non è la pratica religiosa!

Nel giudizio finale, non mi si chiederà quante messe ho celebrato o quanti matrimoni ho benedetto. Mi si dirà: «Cosa hai fatto del tuo fratello che era straniero, prigioniero, malato, affamato…».

L’essenziale è la pratica del fratello, la pratica della solidarietà. Nessuno ne è dispensato, anche quando si è in pensione. Come mai tanti cristiani non hanno scoperto l’importanza di questa “pratica” della giustizia e dell’amore che sono dovuti al prossimo?

gaillot-02Nella sinagoga di Nazareth, Gesù annuncia che è venuto a portare la Buona Notizia ai poveri. Non dice ai ricchi, ai potenti…

Ha fatto la scelta dei poveri. Comincia da loro. Si pone dalla parte degli oppressi e non degli oppressori, dalla parte delle vittime e non dei potenti, dalla parte degli umiliati e non dalla parte di coloro che li sfruttano.

Gesù si è subito rivolto a coloro che sono rifiutati, dimenticati. Facendo questa scelta di cominciare dai poveri, si è aperto a tutti. Non rifiuta nessuno.

Come è raro, nella società come nella nostra Chiesa fare la scelta di cominciare dai poveri!

Mi rallegro che papa Francesco abbia deciso di canonizzare Mgr Romero che è una figura profetica di lotta per la giustizia.

«I cambiamenti necessari in seno alla Chiesa, nella sua pastorale, l’educazione, la vita sacerdotale e religiosa, nei movimenti laici, che non avevamo potuto realizzare finché il nostro sguardo era unicamente fissato sulla Chiesa, li realizziamo oggi nel momento in cui ci rivolgiamo ai poveri».
È a partire dai poveri che la Chiesa potrà esistere per tutti, potrà stimolare i potenti attraverso una pastorale di conversione; ma non il contrario, come è accaduto spesso».
Discorso all’università di Lovanio per la consegna del titolo di dottore honoris causa, 2 febbraio 1980.

«… Non c’è nessun onore per la Chiesa tessere buone relazioni con i potenti. L’onore della Chiesa, è che i poveri la sentano loro».
Salvador, omelia, del 17 febbraio 1980

2. Essere una speranza per i poveri

Una parola di don Helder Camara mi aveva colpito un tempo: «Se non sono una speranza per i poveri, non sarò il prete di Gesù Cristo».

Léon Schwartzenberg, cancerologo rinomato, ha militato quand’era in pensione, nell’associazione dei clandestini di cui io faccio parte. Era un amico. Giudeo ateo, mi chiamava: «Il mio vescovo preferito».

Alla sua morte, è stato portato nel cimitero di Montparnasse a Parigi, nel quartiere ebraico. La folla dei poveri era all’appuntamento, riempiendo il cimitero. Clandestini, senza dimora, erano venuti, anche da lontano, per «Léon» che aveva fatto tanto per loro e che rimaneva per loro un segno di speranza.

Quando Victor Hugo, il celebre autore dei Miserabili è morto, la folla dei poveri in decine di migliaia si è subito mobilitata in tutta Parigi per accompagnarlo alla sua ultima dimora: il Phantéon.

Non aveva voluto la preghiera della Chiesa, ma nel carro funebre dei poveri che aveva chiesto, beneficiava della riconoscenza dei «miserabili» di Parigi.

Oggi, lì dove vivi, chi porta la speranza dei poveri?

Al momento della mia partenza da Évreux nel 1995, nell’ultima omelia alla cattedrale, mi rivolgevo alla folla:

«Ogni cristiano, ogni comunità, tutta la Chiesa che non prende anzitutto, e prima di tutto, il cammino delle difficoltà degli uomini non ha alcuna possibilità di essere compreso come portatore della Buona Notizia.

Ogni uomo, ogni comunità, tutta la Chiesa che non si fa anzitutto, e prima di tutto, fraterno con ogni uomo, non potrà trovare il cammino del suo cuore, il luogo segreto in cui questa Buona Notizia può essere accolta».

Gesù è stato una grande speranza per i poveri. È andato verso di loro con misericordia, non escludendo nessuno. I poveri si sono sentiti amati da Dio. I più diseredati hanno scoperto con meraviglia che erano i preferiti di Dio.

Nel Vangelo, la sola attitudine che possa liberare qualcuno, è di riconoscere la sua dignità.

3. Superare le frontiere

Avete notato questo contagio dei muri nel mondo? Se ne costruiscono un po’ dappertutto. Muri che separano i popoli e impediscono loro di muoversi liberamente. Muri di filo spinato per proteggersi dall’arrivo dei migranti. Nell’associazione dei clandestini, composta da numerose nazionalità, abbiamo come motto: «Non muri tra i popoli, nessun popolo tra le mura».

gaillot-03Non mi piacciono i muri. Quando vado nelle prigioni, sono contento di uscirne e di lasciare queste mura che mi privano di ogni orizzonte!

Gesù ha trascorso la sua vita a fare cadere muri: il muro del denaro, il muro dei pregiudizi e della diffidenza, il muro dell’indifferenza, il muro dell’oblio. E soprattutto, attraverso la sua morte sulla croce, ha fatto cadere il muro dell’odio che ci separava gli uni dagli altri.

Apprezzo che Gesù sia nato fuori dalle mura, e che sia morto fuori dalle mura.

Per vedere la luce del sole di Pasqua, bisogna uscire dalle mura.

Oltrepassare le frontiere «che sono in noi stessi» è difficile. Che conversione ci è richiesta! Ma non è necessaria per diventare un fratello universale?

Si può andare in missione in capo al mondo portando in sé un modello culturale antico e inadatto!

In Europa apparteniamo a società che non sono più segnate da valori cristiani tradizionali. Perché voler imporre a tutti valori che non sono applicabili per un gruppo determinato di persone?

A vino nuovo, otri nuovi.

gaillot-04Quando, in Francia, è stato autorizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che scandalo! Ivi compreso presso i preti. In questo riconoscimento pubblico di coppie omosessuali, non si trattava più di tolleranza ma di diritto. È un cambiamento culturale considerevole.

Oggi con la mondializzazione, le religioni sono presenti nello spazio pubblico. Sono presenti nelle scuole, negli ospedali, nelle prigioni, nei luoghi di lavoro… Un cappellano della prigione mi confida:

«Per trent’anni, ero il solo cappellano. Tutto andava bene. Ora ho un rabbino, un imam, un pastore e un evangelista con il quale non andavo d’accordo. Era ora di andare in pensione!».

Ciò mi evoca un proverbio africano :

«Quando si è soli, si va più veloci, quando si è insieme, si va più lontano!».

Come diventare un fratello universale senza accettare di ricevere dagli altri?

E se si modificasse lo statuto sociale dei sacerdoti? Abito in un paese in cui i sacerdoti sono rari e in cui le comunità cristiane manifestano la richiesta della loro presenza.

Non posso impedirmi di fare un sogno, il sogno che si possano chiamare uomini o donne di esperienza, sposati o no, che abbiano un lavoro, una professione. E questo per un tempo determinato. Con l’accordo delle comunità e del vescovo, si potrebbe imporre loro le mani.

Non si tratterebbe più di attendere che dei candidati si presentino, ma di prendere l’iniziativa di chiamare in funzione dei bisogni della Chiesa locale.

Ci si può chiedere d’altronde: quelli che si presentano oggi nei seminari saranno i sacerdoti di cui la Chiesa avrà bisogno domani?

Il Padre de Foucauld era sensibile agli avvenimenti. Gli avvenimenti lo facevano spostarsi. Uomo in cammino e in ricerca, era capace di andare altrove e di vivere in modo diverso. Non si insediava mai. Per lui, l’insediamento era una morte. A causa di Gesù e del Vangelo si diceva pronto ad andare fino alla fine.

Siamo sbilanciati in un mondo nuovo. Siamo testimoni della fine di un mondo. Testimoni anche della nascita di un altro mondo che non si sa ancora come sarà. Il nostro cammino rivela nuovi orizzonti e apre alla novità.

In Francia, quando veniamo fedelmente ogni mese all’incontro della fraternità, è commovente vederci arrivare carichi di anni, handicappati, affaticati…

gaillot-05Ci si crede già morti. Ma quelli che lo dicono hanno dimenticato che eravamo dei semi. Semi di vita!

Il domani è da costruire.

+ Jacques GAILLOT,
Vescovo di Partenia

PDF: Preti profetici, Jacques GAILLOT, ital

Lettera di Pasqua 2016, fratello responsabile

Carissimi fratelli,

pascua-2016-01la nostra Pasqua, segnata dai fatti terroristi di Brussel, Yemen, Irak e ultimamente di Lahore, non può rimanere rinchiusa a un insieme di tristi notizie, da sensazioni di impotenza o di paura accumulata. E’ la Pasqua che Gesù ci offre per vincere la morte e perciò un invito a vincere tutte le morti, sia personali che sociali. Ma senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Togliamo la pietra della paura, della mancanza di fede, dell’autocompassione e del pregiudizio verso l’Islam o i mussulmani della loro buona fede che tutti conosciamo. Togliamo le pietre che ci imprigionano o che imprigionano gli altri, e poniamo il nostro sguardo in Gesù Risorto, uno sguardo che non è esente dalla paura, come lo sguardo delle donne che vanno al sepolcro di Gesù, come lo sguardo dei suoi discepoli. Paura umana, comprensibile. E’ per loro difficile accettare che la realtà è cambiata, ma lo Spirito li guida a guardare Gesù con la gioia di un amico che incontra l’altro. Buana Pasqua a tutti, a tutti coloro con cui ci relazioniamo, a tutti gli amici con problemi, a tutte le famiglie e fraternità. Fratel Carlo ha scritto nello stesso giorno della sua Pasqua che pascua-2016-02bisogna morire per dare vita. Il suo Centenario è una continua chiamata a contemplare ciò che non ha senso nella vita di molta gente, che vive solo del denaro, della sicurezza, di stare tranquilli senza sentire il dolore altrui. Gesù Risorto ci aiuti a cambiare l’acqua amara in un buon vino che rallegri la festa e la vita di giorno in giorno, la vita di Nazaret.

Il nostro fratello Giuseppe COLAVERO ha vissuto ieri la sua Pasqua e l’incontro con il Padre. Ci sentiamo tristi per aver perso un caro fratello che lottava per i più bisognosi, il fondatore e l’anima di AGIMI, il buon pastore del suo popolo. Ci uniamo alla sua gente e alla fraternità italiana. Da alcuni mesi abbiamo accompagnato l’evoluzione della su malattia, e pascua-2016-03il glioblastoma cerebrale ha vinto sulla sua vita, ma non il suo spirito generoso e combattivo a favore di tanta gente che ha aiutato. Alcune settimane fa ci ha lasciato anche il fratello Hermann STEINERT, tedesco. Ambedue ora sono insieme al Signore contemplando il suo volto e il suo cuore di Padre. Hermann e Giuseppe ci proteggano e ci aiutino. La loro fraternità con noi non è finita.

Vi auguro di vivere questa Pasqua con la gioia dei perdonati, dei figli amati del Padre, del fratello piccolo che impara dal fratello maggiore, Gesù, il Signore. Con la gioia a cui ci invita Papa Francesco. Dall’Europa ci sentiamo feriti,ma non sconfitti, con vergogna per il dramma dei rifugiati siriani che non trovano porte aperte, come esseri umani con tutti i loro diritti. Come integrare queste realtà pascua-2016-04dolorose nel nostro annuncio e nella nostra missione? I governi europei patteggiano milioni di euro lasciando questa gente alla responsabilità di altri paesi. I poveri danno fastidio, riempiono le strade, sporcano, mettono le loro tende tra noi, si sfidano anche fra loro, cadono in mano dei mafiosi che controllano il loro futuro…

pascua-2016-05Che cosa diciamo come cristiani nelle nostre parrocchie? Chi ha la parola giusta per dare speranza senza falsi discorsi, senza tradire il Vangelo? Vi esorto a contemplare tutto ciò nell’adorazione, davanti a Gesù, che è stato migrante, che è dovuto fuggire con la sua famiglia, che è stato anche un rifugiato e, prima della sua morte, un prigioniero. In questa Pasqua non possiamo rimanere indifferenti davanti a nessuno; il nostro silenzio sarebbe complicità con l’ingiustizia. Carlo di FOUCAULD, per la sua amicizia con Gesù, – l’abbandonato nella croce, che ci cerca sulla sponda del lago, che vive nella baracca del più povero o nell’accampamento dei rifugiiati o a fianco del ferro spinato delle frontiere, o davanti al cartello “ proibito passare”, o “solamente per i soci” – ci presenta a Gesù risorto come grano che cade in terra e daà molto frutto.

pascua-2016-06Vi scrivo mentre sto accompagnando un’ammalata all’ospedale. Tutto mi parla di umanità; il sorriso e lo sguardo di tanta gente; i volti preoccupati di altre persone o il silenzio di chi nasconde il suo dolore e il silenzio di chi dorme. Vi condivido questo momento contemplativo come la Pasqua della gioia che vince il pianto, dei valori umani e cristiani che sono presenti in tanta gente e che dal silenzio e dalla feste del loro cuore, ci fa rinascere il sorriso, a credere che un altro mondo è possibile, che ogni persona è mio fratello o sorella, e che non c’è nessuno che possa far tacere gli amici di Gesù, che lo acclamano come Signore e compagno di strada, stia dove stia.

Un gran abbraccio pasquale con la gioia di essere il vostro piccolo fratello.

pascua-2016-07Aurelio SANZ BAEZA, fratello responsabile

Ospedale Rafael Méndez, Lorca, Murcia, Spagna,
29 marzo 2016, martedì dell’ Ottava di Pasqua
(Grazie, caro Mario, per la traduzione italiana)

PDF: Lettera di Pasqua 2016, fratello responsabile