Carissimi, la vita è un dono di cui rendere grazie, dare lode a Dio. L’esistenza nel suo svolgersi quotidiano è tutta qui, quasi un allenamento a quello che ci attende nella nascita al cielo, quando abiteremo l’eternità.
San Pietro, nella sua prima lettera, scrive: «Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di
lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1 Pt. 2,9).
La vocazione della Chiesa, di ogni singolo cristiano è «proclamare le opere ammirevoli di Lui»; l’incontro con Gesù si apre alla lode.
Tutto il nostro essere è una lode a Dio: affetti, intelligenza, corpo, librandosi nel tempo e negli spazi della quotidianità. Molto spesso l’attenzione più che all’essere, è posta al fare.
La partecipazione alla Messa è, da molti, avvertita più come una tradizione che come risposta a una chiamata da parte dell’Amato.
La comunità cristiana viene riconosciuta per le sue opere sociali e non per il suo anelito al soprannaturale, al totalmente Altro; non potrebbe essere diversamente in un mondo asservito alla tecnica e all’economia.
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