“Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Num 6, 24-26)
Abbiamo iniziato il nuovo anno accogliendo su di noi, e riversandola sui nostri fratelli in umanità, la benedizione che il Signore ha affidato ai figli di Aronne perché la dispieghino sul popolo e perché, attraverso Israele, raggiunga tutte le genti e l’intera umanità possa sentirsi avvolta, ancora oggi, dall’abbraccio e dalla cura amorosa di Lui, nostro Padre.
Il nostro beneamato Signore e fratello Gesù di Nazaret è davvero quella benedizione per tutte le genti, perché è davvero ebreo, figlio del Popolo Santo di Dio, nato da donna, nato sotto la Legge, circonciso all’ottavo giorno. Dio è fedele alla storia, alla nostra storia, ed è entrato nel tempo in cui siamo immersi con le sue promesse e le ha realizzate in Cristo, ed in Lui ancora promette compimento.
La benedizione di Dio non è semplicemente una formula con cui proviamo a darci e a dare coraggio per attraversare la notte che tenta di avvolgere la vita, ma dice soprattutto il curvarsi amoroso di Dio su di noi, il suo coinvolgimento nella nostra storia, tutta la sua prossimità alle nostre vite.
Oggi si parla tanto della custodia del creato e se si deve, giustamente, custodire lo spazio in cui viviamo e che condividiamo con i nostri compagni di esistenza perché non sia inquinato o distrutto, credo sia altrettanto nostro dovere custodire il tempo perché non sia inquinato. L’Eterno come ha santificato la nostra carne e la materia di questo mondo portandola nel seno di Dio, così, allo stesso modo, ha santificato il tempo abitandolo, entrando nel nostro divenire, nel nostro quotidiano di esseri in cammino. Il tempo lo si custodisce se lo riempiamo di senso, di vita vera, di relazioni autentiche, di umanità palpitante e capace di condivisione, di compassione, di con-vivenza…
Il tempo lo si inquina o addirittura lo si uccide se lo riempiamo di non-senso, se lo lasciamo semplicemente scivolare addosso, se diventa solo quel krònos che tutto divora e che, alla fine, divora anche noi. Ma attenzione, il tempo perduto o sprecato non è quello in cui, secondo il mondo, non produciamo, non facciamo qualcosa di “utile”. Il tempo sprecato non è quello della festa, del riposo, del gioco, della gioia… Il tempo sprecato è quello che si perde vivendo solo per se stessi e dimenticando gli altri, è quello che ci schiaccia e ci trasforma in semplici ingranaggi di un meccanismo perverso di produzione e di consumo in cui l’uomo è smarrito e disumanizzato.
Benedetti da Dio anche noi siamo chiamati ad essere benedizione per i fratelli con lo stesso stile di Gesù e questo significa abitare la terra con la sua stessa passione e il suo stesso desiderio di dare carne all’umanità così come dall’in-principio il Padre l’ha sognata… Gli uomini, e forse anche noi tentatati dalla logica del mondo, vorrebbero un Dio potente che risolva tutti i problemi e le asperità della vita e invece Lui viene impotente al punto che bisogna prendersi cura di Lui! E allora o lo accogli con amore e ti fidi di quella debolezza sconcertante, o Lui si fa da parte.
L’augurio più vero che dobbiamo farci è proprio questo: curare la sua presenza in noi; lasciare che la Parola che in un giorno benedetto ci ha consegnato sia luce sul nostro cammino; curare la memoria di quel Volto che in un attimo santissimo della nostra vita ci ha fatto intravedere; curare la sua fragile potenza in noi. Curare quella santa presenza in noi al punto da donargli la nostra carne, la nostra concreta esistenza perché possa ancora dire l’Evangelo al mondo, a questo nostro mondo. E in noi lo dirà ancora una volta nel suo stile, nella fragilità delle nostre vite imperfette e a volte incompiute… quel che sarà necessario perché siano vite capaci di narrare l’Evangelo è che siano vite donate liberamente e per amore. Così, anche se fragili, saranno racconto credibile di quell’Evangelo, di quella bella notizia che è gloria di Dio e pace per tutti gli uomini amati da Lui. Non è questo, oggi, vivere lo stile di Nazaret?
In questi giorni accompagniamo con la preghiera i nostri fratelli che saranno a Cebu, nelle Filippine, per l’Assemblea internazionale. La nostra fraternità sarà rappresentata da don Secondo e avremo modo di riflettere su quanto avverrà già nel nostro incontro dopo Pasqua. Comincio a pensare che forse sarebbe il caso, in quella occasione, di tornare a riconsiderare la scelta, fatta a suo tempo, di alternare esercizi ed assemblea nel mese di novembre…
Intanto affido al Beato frère Charles le nostre fraternità e le comunità a noi affidate e ciascuno di noi in particolare.
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