Lettera di Aurelio ai fratelli italiani, 10 dicembre 2017

Carissimi fratelli,

sono stato molto contento di aver condiviso con voi, fratelli della fraternità sacerdotale italiana, e i fratelli di Jesus Caritas di Sassovivo e Limiti, alcuni giorni di ritiro, di assemblea e di vita fraterna nel silenzio, nella preghiera e nel riposo… tutto concorre al bene del mio cuore pieno di gioia per l’accoglienza riservatami da parte di tutti.

Innanzitutto a Roma Andrea MANDONICO mi ha accolto come fratello e mi ha ospitato presso la casa delle Missioni Africane. Poi mi ha accompagnato alla casa di Giovanni, in Salci, con il quale sono andato a Loreto. Anche al rientro Andrea mi ha riaccompagnato all’aeroporto. A Loreto ho incontrato i fratelli italiani: che gioia grande ritornare ad incontrare gente così buona e aver potuto conoscerne altri ancora. I fratelli di Jesus Caritas mi hanno accolto nell’Abazia di Sassovivo come un fratello in più… A Sassovivo sono andato con Francesco e insieme abbiamo visitato nel cimitero di Spello la tomba di Carlo CARRETO. E’ stato un tempo contemplativo che ancora rivive nel mio cuore. Per me tutto è stato un grande dono che non merito.

Grazie a tutti voi per lo stile di vicinanza, stile mediterraneo, così simile al nostro spagnolo. Grazie per avermi trattato come fratello.

Ho sofferto per l’assenza di Gianantonio. Con lui ho avuto un ottimo scambio fraterno tutti i giorni attraverso gli strumenti mediatici a disposizione. Ancora mi comunico spesso con lui e accompagno ogni suo momento, il suo Nazaret.

Del ritiro mi porto la testimonianza del nostro fratello vescovo Giuseppe ANFOSSI e dei fratelli più anziani della fraternità che seguono le orme di fratel Carlo de FOUCAULD, come quelle di Gesù, nella vita quotidiana e nel loro instancabile lavoro per il Regno.

Voglio ringraziare Secondo per il suo costante impegno nella fraternità italiana come responsabile in tutti questi anni; grazie, Secondo, per essere così come sei, per la tua trasparenza e servizio generoso, per la tua pazienza e per essere fratello di coloro che pongono fiducia in te. Grazie anche a Gigi TOMA, per aver accettato il servizio alla fraternità come nuovo responsabile dell’Italia. Sono certo che non ti mancherà l’appoggio e l’aiuto di tutti nei prossimi sei anni. In particolare la sfida di organizzare il Mese di Nazaret, un tempo di grazia molto proficuo per i fratelli che vi parteciperanno. Altro impegno assunto è quello di intensificare le relazioni con i sacerdoti dell’Albania, se Dio vuole, sarà tra gli obiettivi in questo spazio di amore fraterno e lavoro gratuito e disinteressato. Avanti con tua dedizione: sai che hai il sostegno della fraternità internazionale.

Nei giorni trascorsi a Loreto ho costato l’importanza e l’attualità del messaggio e del cammino di fratel Carlo. Nel giorno di deserto mi sono sentito pellegrino insieme a voi. Avrei preferito un silenzio completo dalla notte anteriore, ma rispetto il ritmo della maggioranza: siamo preti diocesani e non monaci di clausura. Ma sarebbe bene organizzare un deserto di quasi 24 ore, in cui il silenzio e il non fare nulla ci aiutino a lasciarci incontrare dal Signore.

Mi è piaciuta moltissimo la testimonianza e il servizio dei fratelli diaconi, Michele e Sergio; non solo per i loro servizi nell’eucarestia, ma soprattutto per i loro contributi, la loro vita come padri di famiglia e lavoratori nella vita. Grazie per il vostro grande contributo per il Regno a partire dalla vostra vocazione di cristiani consacrati nella vita matrimoniale e nella Chiesa. La fraternità è sempre aperta a coloro che incontrano nel fratel Carlo un referente per la propria vita, non solo spiritualmente, ma anche nel lavoro e nella propria famiglia. Questo ci arricchisce tutti e ci libera dal clericalismo che a volte ci può convertire in una ‘casta’ speciale tra gli uomini e le donne delle nostre parrocchie e comunità.

Il mio incontro a Limiti e Sassovivo con i fratelli di Jesus Caritas, con una accoglienza fraterna e familiare, mi ha permesso di conoscere questa congregazione dal di dentro. Fino a questo momento conoscevo soltanto Piero e Giovanni Marco; ora ho avuto l’opportunità di passare un pò di tempo con Giancarlo, Leonardo, Wilfried, Paolo Maria e Jhonatan. Mi hanno accolto come uno di famiglia e ho avuto la possibilità di pregare con loro, celebrare nella parrocchia di Limiti l’eucaristia domenicale con Piero. Avevo un grandissimo desiderio di tornare ad incontrarlo. E’ stata una grande gioia per lui e specialmente per me. Ho potuto dedicare molto tempo alla preghiera nell’Abbadia di Sassovivo e contemplare la bellezza della montagna che la circonda. Come con i fratelli della fraternità italiana così anche con questi fratelli di Jesus Caritas ho assaporato Nazaret e lo stile missionario e di servizio alla Chiesa sulle tracce di Carlo de FOUCAULD. Grazie a tutti di cuore. Grazie perchè so che in tanta gente c’è tanto amore che mi fa sentire figlio di Dio e fratello di tutti.

Un grande abraccio.

Aurelio SANZ BAEZA, fratello responsabile

Perín, Cartagena, Spagna, 10 diciembre 2017,
seconda domenica d’Avvento e festa della Madonna di Loreto

(E grazie, caro Mario MORICONI, per la traduzione italiana)

PDF: Lettera di Aurelio ai fratelli italiani, 10 dicembre 2017

Lettre d’Advent 2017, frère responsable

Chers frères,

l’Avent, avec la liturgie des dimanches, nous rend proche de Jésus petit et fragile ; ce Jésus qui naît dans l’espérance de beaucoup de gens pour un monde meilleur, plus humain où hommes et femmes jouiront de leurs droits ; un monde qui a besoin de dialogue et d’égalité. Le Pape François nous encourage par ses messages à sortir des structures oppressives, dans et hors de l’Église, et à nous ouvrir au message de Jésus fait homme dans les diverses formes culturelles et sociales.

Le frère Charles, dont nous avons célébré la fête le 1er décembre, 101 ans après sa Pâque, est une de nos références pour, à partir de Nazareth, nous ouvrir au monde, face aux multiples injustices qui perdurent en raison des intérêts des puissants : les mafias du narco trafic et de l’esclavage, la menace nucléaire, les fondamentalistes politiques, les causes du changement climatique, le terrorisme…. et tant de manifestations d’anti valeurs qui nous font honte, mais qui continuent chaque jour. Quand on manipule l’information ou les consciences quand on essaye au prix de vies humaines de gagner du pouvoir et de l’argent, et de tromper les peuples…. je crois que tous nous savons dire non à cela et notre mission est d’aider les autres à être cohérents avec la Foi et l’évangile. Que notre prière, notre pastorale et notre mission qui naissent de l’ amour pour le Seigneur et pour notre prochain, comme nous y encourage Frère Charles, soit dans la ligne du travail pour le royaume de Dieu dans cet Avent où les pauvres nous apprennent à partager même ce qui est humble et insignifiant.

Nous avons vécu douloureusement les décès de Félix, notre frère de Madagascar, Howie des États Unis (desquels nous parlons dans notre page iesuscaritas.org) et Dominic de Myanmar. D’autres frères également ont vécu leur Pâque. Tous nous ont enseigné par leur fidélité à l’évangile et à la fraternité que ça vaut la peine de suivre le Christ.

Suite à la mort de Félix, membre de l’équipe internationale et responsable pour l’Afrique, l’équipe a désigné Honoré SAWADOGO du Burkina Faso pour le remplacer. Nous l’accueillerons à notre prochaine rencontre à Bangalore, Inde, en janvier 2018, pour préparer l’assemblée  générale de janvier 2019. Honoré, Jean-François, Mark, Emmanuel, Mauricio et moi-même nous allons travailler avec confiance pour rendre possible une assemblée représentative de tous les frères du monde, avec leurs soucis, leurs réalisations, les appels à être fidèle à notre choix comme missionnaire et prêtre diocésain, dans le charisme de frère Charles. J’attends encore la réponse de quelques pays au questionnaire préliminaire à l’assemblée. Ce questionnaire se trouve dans notre page internet. Merci ; cela facilitera notre travail à Bangalore.

En avril j’ai vécu avec joie la rencontre des responsables et des délégués de la famille spirituelle de Frère Charles à Aix la Chapelle (Allemagne). Nous avons partagé cette volonté de faire Église dans le style du Pape François tout en restant des êtres humains imparfaits, mais ouverts aux changements personnels et communautaires, face aux défis de nos sociétés et des problèmes humains, avec la joie de savoir que nous ne sommes pas seuls dans cette mission. Nous formons une seule famille ; et la fraternité sacerdotale partage en beaucoup d’endroits la vie et la proximité d’autres fraternités.

J’ai eu la joie de participer à la retraite annuelle de la fraternité en Argentine et de partager avec beaucoup de frères leur pastorale et leurs engagements avec leurs communautés. Je remercie le Seigneur pour ce qu’il réalise au travers de ces frères qui m’ont accueilli avec beaucoup d’amitié. José Maria BALIÑA, évêque auxiliaire de Buenos Aires, nous a aidé à approfondir la parole de Dieu dans nos vies et notre mission (voir la lettre d’Aurelio à la fraternité argentine sur notre site).

Également les fraternités des U.S.A ont tenu leur assemblée à Camarillo (Californie). Notre frère Fernando TAPIA responsable pour l’Amérique a animé la rencontre . Jerry RAGAN, très cher « Hap », fut réélu comme responsable national (voir la lettre de Camarillo sur le site). Avec joie on peut noter la proximité des diverses fraternités de toute l’Amérique, tout spécialement dans la préparation en cours de la deuxième assemblée Panaméricaine de février 2018 en République Dominicaine, sous le patronage de Fernando et des frères caribéens Martires et Abraham. La nouvelle fraternité de Haïti sera présente. Bienvenue Jonas et frères Haïtiens.

Nos frères du Mexique ont eu leur premier Mois de Nazareth en juillet et août, animé également par Fernando TAPIA près de Puebla. L’expérience a été une semence d’authentique fraternité dans ce pays où la fraternité grandit et s’enrichit avec des frères prêtres très engagés socialement et pastoralement avec leur peuple. On apprécie le travail de Nacho, ancien responsable et son engagement infatigable pour la fraternité, et actuellement le travail de José RENTERÍA . Merci de ce que vous êtes (voir sur le site).

En juillet nous avons eu notre assemblée européenne à Rudy en Pologne. Dans la lettre de Rudy vous avez un important résumé des apports des diverses fraternités, fait par John Mc’EVOY, d’Irlande, notre nouveau responsable européen et les frères polonais spécialement Andrzej et Rafael qui nous ont accueillis magnifiquement et nous ont permis une visite à des paroisses en fin de semaine. Nous avons élu Kuno KHON d’Allemagne comme notre responsable de fraternité en Europe jusqu’à notre prochaine assemblée en Angleterre en 2020. Beaucoup d’appels nous viennent face à une Église européenne qui vieillit, dans une société toujours plus désacralisée et laïcisée, et avec une démographie changeante et dépendante du grand nombre d’immigrants et de réfugiés. Ces derniers ne peuvent rester extérieurs à notre mission.

Notre frère Jean Michel BORTHEIRIE a animé la retraite au Tchad à Bakara au mois d’août et, avec joie, il m’a rapporté son expérience africaine de fraternité. C’est un bon connaisseur de la réalité africaine, par son travail missionnaire dans ce continent.La fraternitè du Tchad grandit et Corentin AGDE s’efforce d’organiser des rencontres, mais avec des difficultés pour les distances comme cela est courant dans ces pays là. Merci car cet effort rend possible la fraternité.

La fraternité espagnole a fait sa retraite d’été fin août à Galapagar, près de Madrid, avec l’apport de notre frère Mateo CLARES. L’adoration, la révision de vie, le jour de désert et une soirée d’assemblée, animé par notre responsable Leonardo, nous réchauffèrent le cœur et nous aidèrent à progresser.

Nos frères chiliens ont eu récemment leur retraite et assemblée. Guidés par Mathias VALENZUELA, missionnaire du Sacré-cœur, spécialiste de Charles de FOUCAULD. Quel bonheur de voir de nouveau notre frère Mariano PUGA dans cette photo de famille !Lui et d’autres frères « historiques » dont l’âge et l’expérience nous donne un témoignage vivant de disciple de Jésus, de pasteur et de missionnaire montrant que Dieu les aime et qu’ils donnent tout pour Lui.

Début novembre s’est tenu au Pakistan la semaine de spiritualité de l’Asie, centrée sur le message de frère Charles, avec la participation de frères de presque toutes les fraternités asiatiques, sous la coordination d’ Arthur, responsable d’Asie, et d’Emmanuel, de l’équipe internationale. Dans peu de temps, j’espère vous donner un résumé plus complet sur notre site.

Et aujourd’hui je pars pour l’Italie pour participer à la retraite et assemblée de nos frères italiens à Loreto. Secondo MARTIN termine sa tâche de responsable. Il faudra élire un nouveau frère. Nous aurons dans notre cœur Guiseppe COLAVERO un grand lutteur pour la fraternité et les plus abandonnés et également Giovanni, le vieux frère aimé de tous.

Ayons dans nos prières nos frères malades ; je pense tout spécialement à Aquileo, du Mexique, qui va être opéré suite à un accident, à Gianantonio d’Italie ; à quelques frères d’Espagne très proches ; ceux ci sont la présence de Jésus qui fut si proche des affligés. Notre prière va aussi à des frères dans des pays d’instabilité politique, d’insécurité, de terrorisme, de mafias… Avec eux et pour ces peuples demandons que Jésus naisse dans ces êtres humains qui ont moins que nous. C’est une de nos résolutions possibles pour cet Avent.

Pardonnez-moi la longueur de cette lettre qui ressemble plus à un album de famille ou à un journal de bord ; je l’écris avec affection pour que vous connaissiez les visages des frères dans le monde avec leurs joies et préoccupations.

Bon Avent à tous en espérant que le travail ici et là-bas, en pays de mission, dans les quartiers, les hôpitaux, les prisons, les paroisses, auprès des exclus, que tout cela soit pour la gloire de Dieu et pour construire un monde de frères.

Avec une accolade très fraternelle.

Aurelio SANZ BAEZA, frère responsable

Perín, Carthagène, Murcia, Espagne, 19 novembre 2017,
Journée Mondiale pour le Pauvres, promi par notre pape François

(Merci, cher Jean-Louis RATTIER, par le texte en français)

PDF: Lettre d’Avent 2017, frère responsable, fr

Jean Pierre LANGLOIS (Québec ): Retour à Tamanrasset

Lettre depuis mon retour à Tam – 13 octobre 2017

Bonjour !

Voilà maintenant un an que je vis à l’extérieur du pays, plus précisément à Tamanrasset, dans le Sahara algérien… Une belle expérience, malgré mon gros handicap linguistique : je ne réussis pas à baragouiner arabe, encore moins à le lire. J’ai pratiquement fait un X sur cet effort qui me rapprocherait des gens ordinaires que je croise.

Par ailleurs, la communauté chrétienne est minuscule, à peine une quinzaine de personnes, dont la majorité sont des personnes migrantes venues du sud du Sahara, du Cameroun au Sénégal. La plupart d’entre elles cherchent à rejoindre d’une façon ou d’une autre l’Europe, mirage d’aisance financière et espoir de pouvoir aider la famille restée en arrière. Elles ne font donc que passer, et nos liens sont par le fait même assez réduits.

Mon retour s’est fort bien déroulé. Je vais très bien, et je suis doucement à l’œuvre ici, sans problème. À part l’Eucharistie quotidienne, je rends visite aux prisonniers une fois semaine, le jeudi après-midi; ces semaines-ci, ce sont surtout des femmes, de jeunes femmes migrantes, prises en flagrant délit de transporter de la drogue… Les deux dernières arrivées n’ont pas 21 ans… Et leurs familles ne semblent pas savoir ou pouvoir réagir, là où elles habitent. J’essaie de faire passer des messages par cellulaire. Jusqu’à maintenant, mes « textos » n’ont pas obtenu beaucoup de réponses…

Je lis tout mon saoul. Je viens de terminer une histoire globale sur Les traites négrières d’Olivier Pétré-Grenouilleau – un nom comme celuji-là, ça ne s’invente pas ! -; et j’ai parcouru le témoignage de Sébastien de Courtois. Sur les fleuves de Babylone, nous pleurions. Je me suis aussi intéressé aux reportages du journal La Croix sur les chrétiens d’Orient ces 2 dernières semaines. Peu à peu, je continue à m’inculturer…

J’ai encore dévoré avec beaucoup d’intérêt un petit fascicule publié par Adrien Candiard, intitulé Comprendre l’islam. Ou plutôt pourquoi on n’y comprend rien, en 2016. Simple et très ajusté à nos questions d’Occidentaux. En plus c’est publié dans une collection de poche, chez Flammarion. Plus qu’une aubaine, un petit bijou pour qui s’intéresse au sujet ! Et je viens de commencer un assez gros bouquin sur Jésus avant les Évangiles de Bart D. Ehrman, théologien américain. Les souvenirs sur Jésus qui ont donné naissance aux Évangiles, comment les percevoir aujourd’hui ? Sont-ils fiables ?

Les nuits commencent à fraîchir, mais les jours restent toujours aussi chauds. Je vais pouvoir ménager les ventilateurs qui ont beaucoup fonctionné depuis mon retour, jour et… nuit. Exemple ? La nuit, il fait autour de 20-22 degrés Celsius, et 31-33 degrés le jour. Donc, pour la chaleur, bienvenue au désert le jour !

Les jours raccourcissent, et cela paraît déjà.

À part cela, tout va bien. Je prépare plus spécialement des célébrations (textes et chants), car c’est mon tour, chaque mercredi et dimanche, à 19h. Puis le dimanche, on prendra le repas ensemble, les petits frères de Jésus de Tam, la petite sœur du Sacré-Cœur et moi. Un heureux moment de convivialité.

Mercredi le 4 octobre, nous sommes allés à quatre marcher une petite heure dans le désert à l’est de la ville, en remontant un oued (gros ruisseau ou petite rivière) asséché jusqu’à une source où on pouvait se saucer. L’eau paraissait d’autant plus froide que le vent et le soleil nous chauffaient la couenne.

La vie, quoi ! J’ai du temps pour prier et me cultiver l’esprit. Quant au jardin, il est déjà pratiquement en jachère, si ce n’est le citronnier qui tarde à faire mûrir ses fruits. Quelques betteraves, 1 ou 2 plants de carottes, des oignons. Le jacaranda, planté en janvier, a si bien poussé qu’il me dépasse dorénavant. Son tronc est encore bien tendre et petit, mais il commence à avoir fière allure. Quant au bougainvillier, il continue de grimper le long du mur et va s’étendre peu à peu. Ses fleurs mauves répondent au laurier rose.

Je me considère souvent en préretraite, mais mon activité sur place me suffit. Comme il faut ici un réseau de relations humaines pour quoi que ce soit, je sais que cela arrivera peut-être si je suis patient et m’investit à ma mesure et selon les occasions du moment, acceptant les désirs des autorités locales, plutôt réticentes à voir l’implication sociale des chrétiens en pays musulman. De ce côté, j’ai encore tout à apprendre.

Je vous propose d’écrire sur ma session de réflexion théologique vécue à Alger, juste avant de rentrer à Tam. Ce fut excellent et nourrissant. Mais je viens juste d’obtenir, ces derniers jours, une partie minime des réflexions échangées. Je vais me mettre au travail, car vous êtes quelques-uns à me faire signe.

Cette session interdiocésaine des prêtres du pays portait sur le sens de notre mission en Algérie, et nos relations avec les chrétiens évangéliques, surtout présents en Kabylie (à l’est d’Alger). Belle session, exigeante par le nombre d’entretiens et des partages en plénière, mais inspirante aussi.

La session s’est mieux déroulée que je ne l’anticipais. Nous étions près de 70 participants, plus les invités théologiens et quelques personnes bien engagées tels Jan Heuft le frère blanc hollandais ou Daniel le frère mariste kabyle. 9 ateliers ou carrefours ont dû être constitués. Malheureusement le travail en atelier n’a pas été très privilégié, de préférence aux réactions en plénière, où, à mon humble avis, se démarquent surtout les grandes « gueules » !

Mais le contenu abordait 2 aspects différents, qui pouvaient se compléter pour ce qui est de l’Algérie : notre mission spécifique s’adresse-t-elle d’abord à la petite communauté chrétienne que nous desservons, ou comment s’articule-t-elle aussi avec notre témoignage de vie, de partage de l’existence, de dialogue et d’amitié au sein du monde musulman, de la société algérienne ? Comment le Nouveau Testament et quelques textes magistériels depuis Vatican II nous éclairent-ils sur ce chemin, dans notre questionnement ? Henri-Jérôme Gagey, théologien français déjà venu accompagner ce type de rencontre en Algérie et vicaire général d’un diocèse en banlieue de paris (Créteil), s’est montré à ce sujet à la fois amical et incisif, invitant à des remises en cause opportunes. J’ai hâte de relire ses communications bien étoffées.

D’un autre côté, Michel Mallèvre o.p. nous a aidés à digérer le témoignage d’un pasteur évangélique d’Ouargla très sympathique, le pasteur Mourad. Il s’est montré très ouvert face à la présence des catholiques, mais aussi à son vécu personnel et aux exigences de son apostolat face aux autorités et à ses conséquences pour lui et sa propre famille. Bien plus que la moyenne des chrétiens évangéliques d’Algérie…

Le P. Michel nous a fait remarquer que le thème du salut des péchés est bien plus présent chez les évangéliques, et que tous n’insistent pas de la même manière sur les prières de guérison ou d’exorcisme. Lui aussi nous fera parvenir ses textes de réflexion.

Pour nous stimuler à intégrer tout cela, on nous a demandé de rédiger par atelier une lettre à un jeune prêtre de l’extérieur afin de l’inviter à nous rejoindre et à s’insérer à son tour dans notre mission ecclésiale en Algérie. Le dernier matin, nous avons écouté ces 9 lettres dont plusieurs étaient inspirantes, bellement écrites et remplies d’affection pour les gens d’ici. Cela m’a beaucoup touché et a si bien conclu la session dans un temps de prière apaisée. Je vous en transmets deux, un peu comme devaient se transmettre les lettres de saint Paul aux diverses communautés chrétiennes d’Asie mineure ou d’Europe :


3 Cher ami,

L’Algérie est un vaste pays très contrasté avec des réalités très variées entre un sud désertique et un littoral très peuplé. Les chrétiens y sont très minoritaires et l’Église y est minuscule comme au début des Actes des apôtres. Ce pays est ainsi tout à la fois aride et appelant, décapant pour la foi en tout cas.

Nous y sommes à peine 80 prêtres pour quatre diocèses, dans le plus grand pays d’Afrique. Le service du peuple algérien, musulman en sa quasi-totalité reste notre principale mission. Ce peuple est jeune, avide de beaucoup de choses et appelle comme peuvent le faire des brebis sans berger.

D’autres réalités nous sollicitent aussi : des étudiants subsahariens chrétiens heureux de trouver une maison où ils peuvent se retrouver pour prier et grandir ; des migrants qui traversent le désert pour tenter de franchir ensuite la Méditerranée avec tout ce que ce parcours comporte d’épreuves ; des Algériens aussi qui découvrent Jésus Christ dans les médias ou dans des rêves et qui ont besoin d’être accompagnés ; il y a encore des travailleurs expatriés loin de leurs pays, avec ou sans leur famille, des personnes nées en Algérie aussi et qui ne l’ont jamais quittée… La moisson est donc abondante et les ouvriers peu nombreux.

Si le peuple algérien est accueillant et porte à l’aimer, il te faudra du temps pour te faire à la culture et aux langues du pays. Si le quotidien est parfois lourd à porter car beaucoup de choses ne fonctionnent qu’à peu près, tu pourras y faire l’expérience de la Providence et de solidarités concrètes. Ici, comme en beaucoup d’endroits, ce sont les amis qui permettent de durer. Il n’y a pas de plus grand amour que de donner sa vie pour ses amis.

Voilà, nous sommes une Église petite et fragile, mais belle aussi. Notre histoire ancienne sur la terre de saint Augustin comme notre histoire récente est riche de témoins mais aussi d’adaptations successives. Une nouvelle page est en train de s’écrire, avec l’Église catholique d’Algérie, et avec de petites Églises autonomes. Tu peux y apporter ta pierre.

Merci en attendant de ta prière, et bienvenue à toi pour une visite découverte.

Fraternellement

Les prêtres des 4 diocèses réunis en session sacerdotale.


9 Lettre à un jeune prêtre

Tu vas rejoindre notre Église dans un beau pays de foi et de culture musulmanes où le quotidien n’est pas toujours facile, où modernité et tradition s’affrontent, où des blessures des années douloureuses demeurent. Mais les difficultés que nous avons rencontrées nous ont conduits à l’aimer davantage.

Le trésor de notre Église est sa vocation : se nourrir de ce qui habite le cœur des gens, en rendre grâce et se mettre humblement à son service. Nous le faisons actuellement dans diverses plateformes de rencontre : bibliothèques, soutien scolaire, formation artisanale, … et cela prend sens dans notre prière et nos eucharisties.

Tu vas chercher à connaître et aimer ce pays de l’intérieur, chercher à connaître et aimer ce que les gens vivent. Pour cela tu devras te lancer dans le rude apprentissage des langues et des cultures et tu verras le visage de tes interlocuteurs s’éclairer; et tu découvriras que le langage du cœur permet de s’écouter et de se comprendre en profondeur.

Tu vas rencontrer des hommes et des femmes qui vivent une existence juste et droite en fidélité à leur islam.

Tu auras la surprise de rencontrer des hommes et des femmes saisis par le Christ et tu auras à les accompagner.

Tu vas rencontrer aussi des hommes et des femmes qui ne veulent pas de toi. Cela ne te découragera pas si tu partages leurs aspirations et compatis à leurs blessures, si tu te ressources dans la prière, l’évangile et la vie fraternelle.

En persévérant dans la durée, tu pourras connaître le bonheur de notre petite Église si fragile : amitiés solides, partage de vie, conscience d’être là où l’Esprit du Seigneur nous devance.

Tes frères à qui, pendant cinquante ans et plus, le Seigneur a donné cette joie


Au plan personnel, j’ai fait plus ample connaissance avec les prêtres issus de la Fraternité sacerdotale Jesus Caritas en Algérie, au nombre de quatre : Albert Gruson, Bernard Janicot et mon prédécesseur à Tam, Bertrand Gournay. Nous manquait Jean-Paul Kaboré, retenu à la maison par une attaque de paludisme. Taher, petit frère de Jésus vivant à Tam mais de passage à Alger, s’est fait présent à plusieurs reprises durant la session. J’ai aussi côtoyé d’autres prêtres, mais leur nombre important a fait en sorte que ces contacts ont eu quelque chose de superficiel.

Nous avons abordé par ailleurs et avec franchise un sujet délicat : l’éventuelle béatification des 19 martyrs chrétiens de la décennie noire (1992-2002). Ce fut un bel échange à cœur ouvert, chacun exprimant ses joies et / ou ses craintes quant à la réaction de l’Église locale et de la nation algérienne qui a tant souffert durant cette époque relativement récente. Comment préparer cet événement dans nos communautés, le faire partager à la population? Et comment être peut-être même l’occasion d’un début de mouvement de vérité et réconciliation au sein de la société ? Comment ne pas tout centrer sur les 7 moines de Tibhirine et Mgr Pierre Claverie qui sont plus connus, mais donner à chaque personne martyrisée le sens de sa fidélité à la mission tel qu’il ou elle l’a souvent bien exprimé ?

Vous percevez comme ce fut enrichissant, même si bien des enjeux m’ont passé bien au-dessus de la tête !!

Voilà. Je vous salue tous et toutes, en vous remerciant de votre accueil si chaleureux lors de mon séjour de trois semaines au Québec au mois d’août. Cela m’a fait chaud au cœur. Maintenant, au travail !

Félix Leclerc écrivait : « On n’a pas sitôt bâti une chose qu’il faut en recommencer une autre, dans le fond, semblable. La mer n’a pas sitôt posé une vague sur le rivage, qu’elle court en chercher une autre. Les fourmis n’arrêtent pas de transporter les grains de sable. Dans cent ans, les feuilles de tremble trembleront encore, et la chanson de l’oiseau ne sera pas terminée. L’homme n’arrête pas de charroyer les jours. » Pieds nus dans l’aube

Alors, chaque jour, recommençons ! Cent fois sur le métier…

Amitié,
Pedro

PDF: 15. Lettre depuis mon retour à Tam.10.17

LETTRE DE RUDY, Pologne, Juillet 2017

LETTRE DE RUDY, FRATERNITÉ SACERDOTALE IESUS CARITAS MESSAGE DE L’ASSEMBLEE  EUROPEENNE DE RUDY , en Pologne, du 12 au 19 juillet 2017

« Czes’c’ » (prononcez « Tchech’tch’ ») : par cette salutation polonaise nous venons vous rejoindre, vous les fraternités d’Europe, et vous adresser ce message, fruit de nos travaux mais aussi de notre prière. Grâce à nos hôtes pleins d’attention et aux rencontres qu’ils nous ont organisées dans diverses paroisses, nous nous sommes approchés des réalités de leur pays et de leur Église et avons laissé résonner le thème de notre assemblée : « Prêtres diocésains et missionnaires, inspirés par le témoignage de Charles de Foucauld ».

EN CONTEXTE EUROPÉEN DE SÉCULARISATION

L’Èvangile du deuxième jour de l’Assemblée, proposé par la liturgie, donne le ton de notre message : «  Voici que je vous envoie comme des brebis au milieu des loups… soyez rusés comme les serpents et candides comme les colombes… (Mt 10,16)

Chacun de nos pays, à des rythmes différents, constate le phénomène de la sécularisation: diminution de la fréquentation des églises, évolutions des valeurs évoquées, lois civiles se distançant de la tradition chrétienne…En un mot le religieux n’a pas la cote. Les communautés et les prêtres sont engagés dans ce mouvement et ils doivent se situer : l’accepter ou le refuser? composer ou se compromettre? Le statut du prêtre en souffre: identité modifiée, position sociale déclassée, autorité relativisée… On comprend alors pourquoi des jeunes hésitent à s’engager dans une voie si insécurisée et qui engage à long terme.

Comme membres de la Fraternité Jésus Caritas nous ne sommes pas épargnés par cette sécularisation, qui marque jusqu’à notre mode vie et notre mission ; nous sommes questionnés : comment transmettre une tradition, une Parole dans cet aujourd’hui sécularisé? Charles de Foucauld, lui, allait au loin; mais aujourd’hui la mission commence devant la porte du voisin.

La ruse du serpent et la candeur de la colombe sont nécessaires pour porter la mission et se frayer un chemin fait d’écoute et de préparation : «  faire son dictionnaire », prendre en compte la culture en place demande du temps et nous n’en avons pas beaucoup…

PRETRES DIOCESAINS DANS UNE EGLISE MISSIONNAIRE

Nos échanges ont montré que dans la plupart de nos pays le développement de la sécularisation, du consumérisme et de l’individualisme rendait l’évangélisation à la fois difficile et nécessaire et que de nombreuses initiatives voyaient le jour autour de la place à redonner à la Parole de Dieu, à une vie paroissiale plus fraternelle et au souci des «  périphéries ».

Reconnaitre et promouvoir le rôle des laïcs dans l’évangélisation est une nécessité. Dans certains diocèses, les évêques ont encouragés la mise en place de groupes qui ont pour première tâche la promotion de la formation des baptisés, en approfondissant leur compréhension de la foi et leur vie spirituelle. Sur le long terme, ces groupes d’évangélisation pourront se concentrer sur l’objectif d’atteindre une communauté plus large, particulièrement d’autres croyants, non pas d’abord par prosélytisme mais pour promouvoir la compréhension et l’accueil réciproque, ainsi que pour communiquer la joie de l’Evangile.

Par suite du manque de prêtres arrivent dans beaucoup de nos diocèses des prêtres venus d’Afrique ou d’Inde pour travailler à l’évangélisation. Moyennant un bon soutien pour les aider à comprendre la culture qui les accueille, leur présence peut être une grande bénédiction pour l’Église, en des lieux où les assemblées sont déjà multiculturelles.

Ce manque de prêtres conduit aussi au regroupement des paroisses, qui offre aux laïcs l’opportunité de prendre des responsabilités plus grandes dans le domaine de l’évangélisation comme aussi dans les divers services. Mais un effort est à faire pour mieux identifier les talents des uns et des autres et discerner comment les mettre au mieux en valeur.

Beaucoup de chemins fructueux ont été entrepris avec les jeunes, comme les Journées mondiales de la jeunesse ou d’autres initiatives prises dans les diocèses. Cela vaut la peine, sans conteste, de consacrer de l’énergie et du temps au service des jeunes, en les aidant à discerner des voies pour résister à la pression du consumérisme. Mais cela ne nous fait pas oublier la nécessité de former les adultes et de leur donner plus d’autonomie.

Nous sommes toujours plus conscients que l’évangélisation ne se produit pas d’abord dans nos églises mais dans les lieux publics. Des exemples ont été partagés d’initiatives dans des centres commerciaux ou d’autres espaces publiques, en cherchant à rejoindre un public plus large.

Les différentes interventions de notre assemblée ont développé la conviction que les prêtres ont besoin d’accompagner, de responsabiliser les fidèles laïcs dans le travail d’évangélisation, et de collaborer avec eux . De la même façon, prêtres et laïcs nous évangélisons plus efficacement lorsque la joie de l’Èvangile transparait dans nos propres vies.

INSPIRÈS PAR LE TÈMOIGNAGE DU FRÈRE CHARLES

La radicalité évangélique de Charles de Foucauld, puisée dans la prière de contemplation et l’adoration, son choix de la pauvreté ainsi que son désir d’être comme Jésus à Nazareth  nous mettent devant la « faiblesse de Dieu » et nous entrainent au dépouillement de toutes prétentions pastorales.

Le témoignage de Fr. Charles nous aide à être des prêtres

– qui apprennent à retourner à l’Évangile pour s’imprégner de l’esprit de Jésus.

– qui choisissent la simplicité de vie jusqu’à la pauvreté pour manifester d’abord le « travail » du grain de blé tombé par terre ( cf . Jn 12,24) : le vrai succès de Dieu se révèle dans son dépouillement. D’où l’invitation à aller aux périphéries existentielles, à se faire solidaires avec les pauvres, plus proches des petits et des crucifiés de l’histoire. La fraternité universelle a sa racine dans l’obéissance à Dieu le Père et aux frères pauvres qui révèlent Jésus ; le pauvre est un vrai « lieu théologique » de la proximité de Dieu et il mène jusqu’à à l’adoration.

– qui apprennent à écouter : d’abord Jésus qui nous parle dans l’Évangile, dans l’Eucharistie et dans le silence du désert, mais aussi tout homme, pour se laisser évangéliser dans la rencontre d’une humanité déjà marquée par la présence de l’Esprit. Nous pouvons nous laisser convertir en ce sens par l’icône de la Visitation. L’écoute de l’autre et de sa vie demandent patience dans le don réciproque d’une présence humaine et amicale. Le temps de l’écoute et de la rencontre amicale est un temps important et précieux pour défricher le terrain avant de jeter la semence de l’Évangile. Avec une telle attitude nous pouvons jouer dès maintenant et à l’avenir un rôle significatif dans la rencontre et le dialogue avec les frères musulmans, bien présents dans la plupart de nos pays.

– qui s’engagent à vivre une Fraternité sacerdotale comme lieu providentiel pour discerner la volonté de Dieu (révision de vie) et pour s’en aider à vivre un apostolat discret, dépouillé de tout moyen extérieur, en mettant toute confiance en Jésus ; et à accueillir la dernière place, celle que Jésus aurait choisie.

CONFRONTES A LA RARETÉ DES VOCATIONS

Dans la majorité de nos pays d’Europe, la baisse des nombres de candidats au ministère de prêtres est très importante. Le contexte général de sécularisation l’explique, comme aussi une culture de l’immédiateté : liberté sans engagement, autonomie sans responsabilité, manque de silence. On relève toutefois chez bien des jeunes de grandes générosités.

Notre réponse pour favoriser l’accueil de l’appel de Dieu passe par le témoignage de notre propre vie de prêtre : quelle place fait-elle au silence, au désert ? Quel contact sait-elle garder avec les jeunes, pour une écoute et un accompagnement ?

Des communautés qui vivent vraiment de la présence du Seigneur ressuscité sont le meilleur terrain pour les vocations et l’exemple du Bienheureux Charles de Foucauld, dont la vie a été féconde sur le long terme, est un encouragement.

APPELES A UNE VIE SIMPLE

L’encyclique du pape François Laudato si a besoin d’être mise en œuvre. Face à la tentation de la consommation et de l’accumulation, une éducation au partage reste à faire. Pour être solidaire, il faut être sobre ! Il s’agit, pour nous prêtres, de mener une vie non pas pauvre, mais simple, qui nous rende accessibles à tous.

Laudato si nous convie à une « sobriété heureuse » et encourage les bons gestes : recycler ; trier ; économiser l’eau, l’énergie et les matières premières ; privilégier les transports en commun ; investir dans le commerce équitable… Mais l’encyclique veut promouvoir surtout une « écologie intégrale », qui donne priorité aux intérêts de la « maison commune ». En ce sens, la crise actuelle de l’accueil des réfugiés nous interpelle et ne peut nous laisser inactifs.

Notre Assemblée européenne avait aussi pour tâche d’élire pour 6 ans un nouveau responsable : Kuno KOHN , de Hambourg en Allemagne , a été élu et a accepté la mission confiée. Qu’il en soit remercié, ainsi que John McEVOY (d’Irlande) qui a tenu cette responsabilité durant les 6 ans écoulés. Notre prochaine Assemblée, en 2020, se tiendra en Angleterre.

PDF: LETTRE DE RUDY, Pologne, Juillet 2017, fr

 

Grégoire CADOR : Lettre aux amis

P. Grégoire CADOR
Solesmes, le 18 juin 2017

Aux amis… de partout !

Chers amis,

Voilà un an je vous écrivais pour vous annoncer que notre évêque de Maroua nous demandait à Christian et moi de revenir en France pour un an pour raisons de sécurité en attendant des jours meilleurs. Je vous demandais alors de nous “porter” ainsi que les communautés de Tokombéré dans la prière et la communion.

Je vous écris aujourd’hui pour vous remercier tous et chacun pour les nombreux signes de gentillesse et de compassion que vous avez su exprimer chacun à sa manière.

J’ai passé une année un peu bizarre. Non pas vraiment “sabbatique”, mais en tout cas “sympathique” grâce à l’accueil fraternel de l’évêque du Mans, à l’amitié de mes confrères de la Sarthe, de ma famille bien sûr et du bon réseau d’amis que vous êtes…

Merci à tous ceux qui ont su accompagner, parfois même sans s’en rendre compte, cette épreuve au sens premier du terme. Temps de vérification et d’approfondissement de ma vocation de chrétien et de prêtre.

Je vous passe aussi les étapes médicales qui ont jalonné ces derniers mois et permis de “refaire le bonhomme” même si on ne fait pas du neuf avec du vieux !!!

J’attendais pour reprendre les “circulaires” espérant que l’année d’exil imposé permettrait de clarifier la situation.

De fait, c’est le cas, même si ce qui arrive n’est pas du tout ce que l’on espérait à vue humaine…

Il y a un mois, après une année passée sans nous donner de véritables nouvelles, notre évêque du Cameroun nous a informés, de manière très administrative, que notre retour à Tokombéré n’était pas opportun.

Grâce à la sollicitude Mgr Le Saux, évêque du Mans, je me retrouve désormais missionnaire en Sarthe, même si comme vous vous en doutez bien une grande partie de mon cœur est encore à Tokombéré.

L’évêque me confie d’accompagner les communautés chrétiennes d’Allonnes et d’Arnage, deux paroisses situées en périphéries du Mans ainsi que le service diocésain des migrants tout en participant à l’équipe d’organisation du Synode diocésain.

Je ne peux vous en dire plus pour l’instant étant donné qu’il s’agit de décisions très récentes. Je ne voudrais toutefois pas perdre de temps à confier cette nouvelle mission à votre prière, je sais trop ce que qu’elle m’a apporté dans mon ministère au Cameroun pour ne pas continuer d’y puiser l’inspiration qui me permettra de vivre ce que le bon Dieu me donnera de vivre dans cette nouvelle étape de ma vie. Je vous confie celles et ceux avec lesquels il me sera donné de porter la mission et d’accueillir la vie dans ce coin du monde.

Je vous mets en pièce jointe la lettre que nous avons rédigée avec le P. Christian à l’attention des amis du Cameroun et de France pour les informer de notre situation. Merci de continuer à soutenir les communautés de Tokombéré qui vivent, elles aussi une étape importante de leur histoire.

Nous sommes ensemble !

 

 

 

Pour ne pas perdre les bonnes habitudes, quelques citations glanées dans mes lectures récentes l’année :

Oscar Romero : (Extraits de Roberto Morozzo della Rocca, Mgr Oscar Romero, DDB, Paris, 2015)

« L’Eglise n’a aucun intérêt. Je n’ai aucune ambition de pouvoir et c’est donc en toute liberté que je peux dire au pouvoir ce qui est bien et ce qui est mal. Et ainsi, je dis à n’importe quel groupe politique tout ce qui est bien et tout ce qui est mal. C’est mon devoir. Et avec cette liberté du royaume de Dieu […]… nous devrions nous unir, nous ne devrions pas nous diviser, nous ne devrions pas nous montrer dispersés et souvent complexés face aux organisations politiques populaires, au point de vouloir les apprécier plus que le royaume de Dieu et que ses desseins éternels. Nous n’avons rien à mendier à personne, car nous avons beaucoup à donner à tous. Cela n’est pas de la prétention, mais l’humilité reconnaissante de celui qui a reçu de Dieu une révélation à transmettre aux autres. » (Homélie de Mgr Oscar Romero, 23 mars 1980, veille de son assassinat). (pp. 385-386)

« Tout le monde n’aura pas, nous dit le Concile Vatican II, l’honneur de donner physiquement son sang, d’être assassiné pour la foi. Cependant, Dieu demande un esprit de martyre à tous ceux qui croient en lui. Ainsi, nous devons tous être disposés à mourir pour notre foi, même si le Seigneur ne nous concède pas cet honneur. Oui, nous sommes disponibles, afin que, quand arrivera notre heure de rendre compte, nous puissions dire : “Seigneur, je suis disposé à donner ma vie pour toi. Et je l’ai donnée.” Car donner sa vie ne signifie pas seulement être tué ; donner sa vie, avoir l’esprit de martyre, c’est donner dans le devoir, dans le silence, dans la prière, dans l’accomplissement honnête de sa charge ; c’est donner sa vie peu à peu, dans le silence de la vie quotidienne, comme la donne la mère qui, sans crainte, avec la simplicité du martyre maternel, met au monde, allaite, fait grandir et soigne son enfant avec affection.» (Homélie de Mgr Oscar Romero, 15 mai 1977). (p. 398).

« L’unique violence admise par l’Evangile est celle qui est exercée contre soi-même. Quand le Christ se laisse mettre à mort, voilà la violence : se laisser tuer. La violence envers soi est plus efficace que la violence exercée contre les autres. Il est très facile de tuer, surtout quand on a des armes, par contre, qu’il est difficile de se laisser tuer par amour ! » (Homélie de Mgr Oscar Romero, 12 août 1979). (p. 164).

« Personne ne possède la vérité, à part Dieu. Celui qui veut marcher dans la vérité doit être humble et chercher la vérité avec les autres. On ne va pas discuter pour imposer notre façon de penser. On va discuter pour trouver la réponse de l’autre, celle qui nous manque, c’est une recherche. […] Cela en vaut la peine, surtout quand ce que l’on recherche est aussi important que le bien du pays. » (Homélie de Mgr Oscar Romero, 06 janvier 1980). (p. 231).

St Jean Chrysostome : Homélie avant son départ en exil en 401 (Office des lectures du 13 septembre).

Les vagues sont violentes, la houle est terrible, mais nous ne craignons pas d’être engloutis par la mer, car nous sommes debout sur le roc. Que la mer soit furieuse, elle ne peut briser ce roc ; que les flots se soulèvent, ils sont incapables d’engloutir la barque de Jésus. Que craindrions-nous ? Dites-le-moi. La mort ? Pour moi, vivre, c’est le Christ, et mourir est un avantage. L’exil ? La terre appartient au Seigneur, avec tout ce qui la remplit. La confiscation des biens ? De même que nous n’avons rien apporté dans ce monde, nous ne pourrons rien emporter. Les menaces du monde, je les méprise ; ses faveurs, je m’en moque. Je ne crains pas la pauvreté, je ne désire pas la richesse ; je ne crains pas la mort, je ne désire pas vivre, sinon pour vous faire progresser. C’est à cause de cela que je vous avertis de ce qui se passe, et j’exhorte votre charité à la confiance.

[…/…] En quelque lieu que je sois, vous y êtes aussi : le corps ne se sépare pas de la tête, ni la tête du corps. Si nous sommes éloignés par la distance, nous sommes unis par la charité et la mort elle-même ne pourra couper ce lien. Si mon corps vient à mourir, mon âme restera vivante et se souviendra de mon peuple.

Vous êtes mes concitoyens, vous êtes mes pères, vous êtes mes frères, vous êtes mes enfants, vous êtes mes membres, vous êtes mon corps, vous êtes ma lumière, et même vous êtes plus doux pour moi que la lumière. En effet, la lumière du soleil ne m’apporte rien de comparable à ce que m’apporte votre charité. Le soleil m’est utile à présent, mais votre charité me prépare une couronne pour l’avenir.

Abdelkader : Extrait de Mustapha Chérif, L’émir Abdelkader, Apôtre de la fraternité, Editions Odile Jacob, 2016, p.153.

« Personne ne peut seul faire face aux défis complexes de notre temps. Il n’y a pas d’alternative sage au dialogue, à l’interconnaissance et à la fraternité humaine.»

PDF: Aux amis de partout 19